Alla fine gli è andata quasi bene. Francesco Vulpetti, commercialista trapanese e tifoso appassionato del Trapani Shark, non ha assistito alla doppia disfatta contro Brescia. Aveva comprato il biglietto per Gara 1 — ben 140 euro — ma la mattina della semifinale gli è arrivata una PEC. Secca: “La società Trapani Shark srl […] comunica la formale diffida ad accedere all’impianto sportivo ‘Pala Shark’, in quanto persona non gradita.” Firmato: Valerio Antonini, amministratore unico.
Un Daspo privato, neanche fosse un capoultrà violento. Da parte di chi, fino a poco prima, lo considerava un uomo di fiducia. E ora invece lo accusa — pubblicamente, sui social, e nei comunicati — di essere il regista della truffa dei crediti fiscali che ha travolto Trapani Calcio e Trapani Shark.
Una vicenda che ha già prodotto 12 punti di penalizzazione complessivi, sei mesi di inibizione, e una valanga di veleni. Da un lato, Antonini che pubblica audio e invettive; dall’altro, Vulpetti che risponde con atti legali e silenzi amari. Anche per via di quattro operazioni al cuore, che rendono questo assalto mediatico qualcosa di più di un semplice contenzioso.
Il nodo Guercia: un generale in regia
Al centro dell’operazione — e in ombra, finora — c’è un uomo chiave: Geremia Guercia. Ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Trapani, è passato, poco dopo il congedo, dalla divisa alla direzione finanziaria del gruppo Antonini. Non un semplice impiegato: Antonini tiene in gran considerazione l'uomo che, fino a pochi mesi prima di essere da lui ingaggiato, teneva le redini della Finanza in provincia di Trapani. E, secondo le testimonianze raccolte da Tp24, è Guercia ad ottenere in gran velocità già il 13 Febbraio un incontro con l'Agenzia delle Entrate per sbloccare la pratica, a trasmettere la documentazione per le compensazioni, a seguire i modelli F24 che hanno dato il via all’intera operazione, avviata in 48 ore.
Il fatto è che non risulta nessun controllo sui crediti. Nessuna verifica sulla controparte. Nessuna domanda su Alfieri SPV, società neonata, con capitale irrisorio e sede di comodo in un palazzo milanese di lusso. E fondata da un 25enne senza esperienza, originario di Serino, paese a meno di 50 km dalla Pomigliano d’Arco dello stesso Geremia Guercia.
Abbiamo girato delle domande a Guercia per capire il suo ruolo in questa operazione: "A voi non sono tenuto a dire niente", è la risposta ... E aggiunge: "Quando mi chiamerà l'autorità giudiziaria risponderò dirò le cose di cui sono a conoscenza". Abbiamo anche chiesto se è vera la circostanza della sua attività per concordare l'appuntamento decisivo all'Agenzia delle Entrate, la risposta è stata: "Buona giornata".
Le accuse di Antonini: “Truffati da un sistema ben organizzato”
In un esposto dettagliato presentato alla Guardia di Finanza, Antonini sostiene di essere stato vittima di una frode orchestrata da consulenti, intermediari, prestanome e soggetti legati al mondo fiscale. Nomi e ruoli precisi: Francesco Vulpetti avrebbe garantito la legittimità dei crediti, la Compagnia del Risparmio avrebbe agito da advisor, un notaio polacco avrebbe autenticato i contratti. Al centro, il Gruppo Alfieri SPV.
Antonini sostiene di aver ricevuto rassicurazioni verbali e scritte. “Mai avremmo proceduto senza garanzie”, scrive. E aggiunge: “Una volta effettuati i bonifici, i soggetti coinvolti si sono resi irreperibili.”
Allegate alla denuncia email, fatture, contratti, modelli F24 e corrispondenze bancarie. Tutto per dimostrare che il Trapani era in buona fede.
La replica della Compagnia del Risparmio: “Noi, parte lesa”
La Compagnia del Risparmio, società romana coinvolta nell’affare, sostiene l’opposto: “Siamo stati ingannati anche noi”. Il vero referente, dicono, era l’advisor Angelo Pugliese, in contatto diretto con Alfieri SPV.
In un documento firmato da Elisa Russo, amministratrice, e dal legale Francesco Spina, la CdR rivela un fatto poco noto: l’8 maggio 2025 ha restituito tutte le commissioni ricevute per l’operazione. Ma il giorno dopo, il Trapani ha riaccreditato i fondi. Un gesto definito “inspiegabile”, che — scrive la società — dimostrerebbe “una volontà ridotta di limitare i danni”.
Non solo. Secondo la Compagnia, Antonini ha negoziato direttamente con Alfieri una compensazione e un piano di rimborso da 165.000 euro. Segno che non era all’oscuro di nulla. “Il nostro ruolo era limitato alla segnalazione”, ribadiscono. Nessun contratto, nessuna gestione diretta.

Vulpetti: “Nessuna operatività. E Antonini mi deve ancora 50.000 euro”
Anche Francesco Vulpetti respinge al mittente le accuse. In un comunicato del suo studio, precisa: nessun coinvolgimento nella gestione dei crediti, solo una segnalazione commerciale. E aggiunge un dettaglio: Antonini sarebbe ancora debitore di oltre 50.000 euro per prestazioni professionali. Tra l'altro, su una prima cifra, 6000 euro, come abbiamo raccontato su Tp24, è stato emesso un decreto ingiuntivo dal Giudice di Pace di Trapani.
Il tono si fa più duro: “Le accuse rivolteci, con espressioni grevi e velatamente minacciose, sono diffamatorie e infondate”. Poi arriva il colpo di scena: una mail del 20 marzo 2025 firmata dallo stesso Antonini, inviata a Vulpetti, all’avvocato Schifani e a Geremia Guercia. Oggetto: aggiornamenti su Alfieri. “Ci ho parlato. Ci vediamo a breve per definire le varie situazioni.”
Antonini invece sostiene di essere totalmente incosapevole ed estraneo ai rapporti con il gruppo SPV.
La ricostruzione della Figc
A fare luce sulla vicenda, alla fine, è un documento breve – otto pagine – ma tagliente. Con il provvedimento n. 215 del 4 giugno 2025, il Tribunale Federale Nazionale della FIGC ha motivato la sanzione inflitta alla FC Trapani 1905: otto punti di penalizzazione da scontare nella stagione sportiva 2025/2026, e sei mesi di inibizione per Valerio Antonini, amministratore unico del club.
I giudici della sezione disciplinare sono netti: il Trapani ha effettuato compensazioni fiscali con crediti inesistenti, presentando modelli F24 che – all’apparenza – risultavano regolarmente caricati nel cassetto fiscale, ma che in realtà erano stati “accolti per silenzio” dal sistema, senza alcuna verifica preventiva della validità del credito compensato.
Il club, scrivono i giudici, non ha versato le ritenute Irpef e i contributi Inps dovuti per le mensilità di novembre, dicembre 2024, gennaio e febbraio 2025. Una violazione sostanziale, aggravata – si legge – da una "consapevole adesione" a un meccanismo che non offriva garanzie né legali né fiscali. L’operazione di compensazione, affidata al sedicente Gruppo Alfieri SPV, si è rivelata fondata su crediti fittizi, e quindi priva di efficacia estintiva del debito.
Non è tutto. Il Tribunale evidenzia come la responsabilità non possa essere addossata solo ai consulenti esterni. La società aveva l’onere di accertarsi della validità dell’operazione. E non lo ha fatto. La scrittura privata con la quale venivano acquistati i crediti non era sufficiente, né sul piano normativo, né su quello cautelativo. E neppure il deposito presso un notaio – che pure non risulta – sarebbe stato garanzia di legittimità. I modelli F24 erano regolarmente caricati, ma i crediti non avevano alcun valore estintivo. Nessuna verifica. Nessuna garanzia legale.
Qui il documento integrale.

Siamo di fronte ad una vicenda che solleva tante domande. Il caso Trapani è una delle tessere centrali di un mosaico ben più grande. L’operazione dei crediti d’imposta inesistenti, orchestrata dal venticinquenne irpino Gianluca Alfieri, non è un caso isolato né artigianale. Improbabile che abbia fatto tutto da solo.
Il dato certo è che il Trapani Calcio è tra le tre società professionistiche che non hanno superato i controlli Covisoc. Le motivazioni parlano chiaro: Antonini avrebbe acquistato, con uno sconto del 25%, crediti che si sono poi rivelati “carta finta”, pagando 267 mila euro al Gruppo Alfieri. Secono una ricostruzione del settimanale L'espresso, il primo bonifico fu respinto dal conto Finom, costringendo Alfieri a fornire un IBAN di un ufficio postale di Napoli. Quando il Trapani ha esitato, Alfieri ha minacciato esposti alla FIGC e alla Consob, senza nemmeno sapere che quest’ultima non ha competenza sul tema.
La domanda è sempre la stessa: com’è possibile che dirigenti e consulenti, a cominciare da Antonini, non abbiano verificato nulla? Nessuno sembra sapere nulla, nessuno si assume responsabilità...
Intanto, a Brescia, scattano le perquisizioni. E il caso si allarga
A confermare che il caso Trapani è solo un tassello di una rete ben più ampia, arrivano gli sviluppi giudiziari da Brescia. Nella mattinata del 10 giugno, la Guardia di Finanza ha effettuato una serie di perquisizioni nella sede del Brescia Calcio. L’inchiesta riguarda un sistema fraudolento di riciclaggio e reati tributari connessi alla commercializzazione di crediti d’imposta inesistenti.
Il meccanismo contestato è pressoché identico a quello descritto nel caso Trapani: crediti fiscali fittizi generati da società cartiere, senza sedi né attività reali, intestate a prestanome con precedenti specifici, e poi ceduti a club calcistici per abbattere il carico fiscale e contributivo.
Al centro, ancora una volta, la società Gruppo Alfieri SPV, formalmente con sede in via Montenapoleone a Milano, ma priva di autorizzazioni e di qualsiasi reale struttura imprenditoriale. Secondo gli inquirenti, il Brescia ha utilizzato questi crediti per i versamenti di febbraio e aprile. Il danno stimato all'erario è già superiore a quattro milioni di euro.
I soldi versati da Brescia e Trapani, da una prima ricostruzione effettuata dalle fiamme gialle sarebbero finiti su un conto corrente di una società con sede a Cipro, fondata da un russo insieme a tre connazionali. E ritorna sempre la stessa domanda: come è stato possibile che Gianluca Alfieri, con un diploma di scuola media inferiore, abbia fatto tutto da solo mettendo in piedi una truffa in un settore di cui non ha nessuna competenza?