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29/10/2025 08:43:00

Addio a James Senese, il sax di Napoli. È morto a 80 anni il simbolo del Neapolitan Power

Napoli piange uno dei suoi figli più autentici.
James Senese è morto oggi, 29 ottobre, all’ospedale Cardarelli, stroncato da una polmonite che ha aggravato un quadro clinico già compromesso. Aveva 80 anni. Ma, in fondo, l’età non gli era mai appartenuta. Perché James era eterno: chiunque lo abbia ascoltato anche una sola volta lo sa. Il suo sax era un grido viscerale, ruvido e luminoso, come la sua città.

Non è solo un artista che se ne va.
È Napoli stessa che perde un pezzo di sé, perché James non era solo un musicista: era la voce di una città fatta di tufo, mare e contraddizioni. Come Napoli, era impetuoso e tenero, sanguigno e poetico, incoerente solo con le mode, mai con sé stesso.

 

Il ragazzo di Miano

Nato Gaetano Senese nel 1945, figlio di una donna napoletana e di un soldato afroamericano del North Carolina, James portò per tutta la vita il peso e l’orgoglio di una doppia appartenenza. Era, letteralmente, la “Tammurriata nera” di Edoardo Nicolardi e E. A. Mario: il bambino nato da una guerra e da due mondi.
Fu tra i primi a mostrare che Napoli poteva essere meticcia e fiera, che la musica era una forma di libertà. «So’ figlio d’a guerra», amava dire. E il sax divenne la sua voce per urlarlo al mondo.

 

Dagli Showmen ai Napoli Centrale

Negli anni ’60 fonda, con Mario Musella e Franco Del Prete, gli Showmen, tra le prime band italiane a fondere soul e ritmo mediterraneo. Poi nasce il progetto più importante della sua vita: Napoli Centrale, nel 1975.
Jazz, funk, blues e dialetto napoletano — un suono nuovo, figlio della strada. Brani come Campagna o ‘A gente ‘e Bucciano raccontavano la fatica, la rabbia e la dignità del Sud.

Nel 1981, sul palco di Piazza del Plebiscito, accanto all’amico fraterno Pino Daniele, Senese partecipa alla notte che cambierà la musica italiana: la nascita del Neapolitan Power. Un movimento che diede al dialetto dignità internazionale, e alla musica napoletana una nuova identità.

 

 

Un suono tra Napoli e il Bronx

Il sax di James era rabbia e preghiera, fuoco e malinconia.
«Io suono a metà strada tra Napoli e il Bronx», diceva. E in quelle note c’era davvero tutta la sua vita.
Collaborò con Gil Evans, Art Ensemble of Chicago, James Brown, Tullio De Piscopo, Enzo Avitabile, e soprattutto Pino Daniele. Studiava Coltrane, ma restava inconfondibilmente sé stesso.

«Non mi sono mai svenduto», ripeteva. «Il mio sax porta le cicatrici della gioia e del dolore».

 

Il dolore della città e il ricordo degli amici

Napoli oggi si ferma.
Le bacheche social si riempiono di messaggi, foto, ricordi. L’amico di una vita Enzo Avitabile è stato il primo a dare la notizia:

«Non bastano parole per un dolore così grande, ma solo un grazie. Sei stato un esempio di musica e di vita. Un amico per fratello, un fratello per amico».

Accanto a lui, nelle ultime settimane al Cardarelli, c’erano anche Tullio De Piscopo e Nino D’Angelo.

 

Un’eredità che resta

James Senese è stato, insieme a Pino Daniele, il simbolo di una Napoli che non si arrende, che trasforma il dolore in bellezza e il disincanto in ritmo.
Ha pubblicato il suo ultimo album, Chesta nun è ‘a terra mia, lo scorso maggio. Un testamento artistico e umano.

«Parlo al popolo con la mia musica», diceva. E il popolo oggi lo piange, consapevole che la sua voce — quella del sax — continuerà a risuonare nei vicoli, nei bar, nelle anime di chi non dimentica.

Napoli perde James Senese, ma il suo suono non morirà mai.



Native | 2025-11-17 10:00:00
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