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14/10/2025 06:00:00

A proposito del convegno a Marsala su possessione diaboliche e malattie ...

di Katia Regina

 

Devo confessare, in tutta onestà intellettuale, di affrontare questo argomento con un carico non indifferente di scetticismo preconcetto. La mia visione si scontra con l'universo teologico che postula l'esistenza di forze oscure e personali, e non di astratti fallimenti morali. Tuttavia, è proprio partendo da questa mia posizione di forte pregiudizio che intendo analizzare la notizia di un convegno che si terrà Sabato prossimo a Marsala sul ministero dell'esorcistato, utilizzando esclusivamente la lente della disciplina istituzionale e dei dati accertati.

La posizione della Chiesa Cattolica in merito alla possessione diabolica e all'esorcismo è, in sé, un esercizio notevole di equilibri: essa tiene ferma la sua verità di fede con una mano, mentre con l'altra impone una disciplina ferrea. Il fondamento di tutto è un postulato non negoziabile: Satana non è un'astrazione, un simbolo del male, ma una persona reale, l'angelo che si oppone a Dio. È l'esito di una scelta ontologica primordiale che la Chiesa, attraverso il Magistero contemporaneo, continua a ribadire. È l'accettazione di questa premessa che giustifica l'esistenza del ministero dell'esorcismo solenne.

Eppure, a fronte di questo fondamento puramente fideistico, la Chiesa richiede al suo ministro delegato uno standard di rigore che farebbe impallidire molti protocolli laici. L'esorcista, per Canone (il Can. 1172 del Diritto Canonico), deve essere un sacerdote ornato di pietà, di scienza, di prudenza e d'integrità di vita. La scienza e la prudenza non sono richieste formali, ma obblighi operativi. La prassi pastorale ufficiale impone all'esorcista di operare in un contesto multidisciplinare, esigendo la collaborazione con medici e psichiatri. Questo perché l'esorcismo solenne è l'ultima ratio, applicabile solo dopo aver escluso la quasi totalità dei casi, che sono in realtà ascrivibili a disturbi psichiatrici.

Nel grande teatro della Chiesa, il pontificato di Papa Francesco ha rappresentato un inatteso ritorno alla ribalta per il Maligno. Certo, un Pontefice non può esimersi dal trattare la questione demoniaca, dato che la realtà di Satana è un postulato dogmatico (necessario?) della Chiesa Cattolica, tanto irrinunciabile quanto privo di qualsiasi fondamento scientifico nel mondo laico. Ma Bergoglio, con una frequenza che non si sentiva da decenni, ha deciso di rimettere il Diavolo al centro della narrativa pastorale. Nell'esortazione apostolica Gaudete et exsultate, ha sferrato un colpo mortale a quel filone teologico, peraltro minoritario e illuminato, che cercava di relegare Satana a una metafora del Male morale. Per Francesco, il Diavolo non è un simbolo, né un'astrazione filosofica, ma un essere reale con cui, ci ha ammonito, non si dialoga. E la vita cristiana una lotta, di tutti i giorni, contro l'impero di Satana. Un'affermazione che ha l'effetto pratico di rinvigorire nuovamente il ministero esorcistico, confermandone la necessità.

Insomma, in un'epoca che fatica a credere ai fantasmi, Francesco, ha ricordato ai fedeli che il male ha un volto e agisce concretamente tra noi, seducendo come un grande bugiardo, il padre della menzogna. Da scettica maliziosa mi piace pensare che si riferisse a qualche interlocutore politico o finanziario preciso, ma la prudenza del Magistero gli ha impedito di fare nomi. E così, per dovere di ufficio e per non accusare nessuno in giacca e cravatta, è tornato al buon vecchio Satana, figura universalmente accettabile come capro espiatorio. Almeno in questo, va detto, la narrazione della Chiesa rimane coerente.

Ciò detto passerei ora alla retorica del Mistero e il collasso della trasparenza. Il punto in cui tutta questa vicenda comincia a mostrare crepe rovinose è la gestione istituzionale dei dati. La Chiesa non pubblica né raccoglie statistiche ufficiali e centralizzate sul numero di esorcismi solenni praticati in un anno. Il Canone 1172, delegando l'autorizzazione alla peculiare ed espressa licenza dell'Ordinario del luogo, mantiene il ministero in un limbo statistico: è un atto di giurisdizione locale e non di rendicontazione globale. Eppure, il fenomeno viene costantemente descritto come in crescita. Sentiamo parlare della cifra sbalorditiva di 500.000 richieste di aiuto annuali, una stima attribuita in particolare alle dichiarazioni del defunto esorcista Padre Gabriele Amorth. È cruciale sottolineare che questa cifra non rappresenta gli esorcismi solenni conclamati, ma l'enorme volume della domanda sociale di liberazione, che include preghiere, discernimento e quant'altro. In questa cifra vanno scorporati la quasi totalità di quanti, pur soffrendo di disturbi psichiatrici, si rivolgono al sacerdote. La contraddizione è stridente: se la Chiesa stessa dichiara che i veri casi di possessione che richiedono il rito solenne sono estremamente rari, perché si permette la diffusione di cifre così altisonanti che alimentano il senso di una dilagante emergenza demoniaca?

L'unico dato solido, l'unica statistica che ci è concessa di conoscere, è il numero dei ministri autorizzati, la forza lavoro, diciamo. Oggi contiamo oltre 900 esorcisti membri in tutto il mondo , con l'Italia in vetta con 309. Un primato che andrebbe, questo sì, indagato meglio. Il fenomeno, di fatto, non sembra crescere sul fronte della possessione accertata (che è rara per definizione), quanto piuttosto sul fronte dell'istituzionalizzazione del ministero e della sua capacità organizzativa.

Ed è qui che la riflessione deve tornare in Sicilia, anzi a Marsala. In un contesto in cui la distinzione tra disagio psichico e attacco demoniaco è sottile persino per il clero più formato, è davvero prudente organizzare un convegno che, per quanto serio e teologicamente rigoroso, rischia di alimentare suggestive narrative? Il rischio è altissimo, specialmente in una regione che ha visto, in tempi recenti, la cronaca nera intersecarsi drammaticamente con la fede popolare: penso ai tragici fatti di cronaca accaduti ad Altavilla Milicia, dove un padre, plagiato da un culto abusante, ha assassinato la moglie e due figli minorenni nella delirante convinzione di doverli liberare dal demonio attraverso un atroce esorcismo domestico non autorizzato.

Questi eventi dolorosi sono il promemoria più crudo che non tutti i fedeli, e tantomeno le persone vulnerabili, possiedono gli strumenti critici e la lucidità per operare il discernimento raccomandato dalla Chiesa stessa. Far leva sull'esistenza di Satana, senza la dovuta enfasi sulla rarità dei casi conclamati e sul rigore medico-psichiatrico, espone il popolo di Dio a un doppio pericolo: cadere vittime di sedicenti personaggi o, peggio, finire nel buco nero di un'ossessione che andrebbe curata in ambulatorio, non esorcizzata. La Congregazione per la Dottrina della Fede stessa ha richiamato i Vescovi a vigilare affinché non si guidino riunioni che possano interrogare direttamente i demoni, vietando pratiche ambigue anche in assenza di vera possessione.

Invece di concentrare l'attenzione e le risorse intellettuali su un ministero la cui casistica è per definizione rara e segreta, non sarebbe forse più costruttivo utilizzare un palcoscenico come Marsala per discutere di questioni di emergenza sociale che sono oggettivamente misurabili?

Oggi, l'ombra più oscura non è quella dei diavoli medievali, ma quella dei disturbi comportamentali e dell'isolamento sociale che affliggono la nostra gioventù post-pandemica. Solo in Italia, si stimano circa 100.000 giovani Hikikomori, un termine adottato dalla letteratura clinica psichiatrica proprio per descrivere questo fenomeno. Certo, questa parola ha un suono più gradevole di posseduto dal Maligno, ma non per questo è meno urgente e bisognosa dell'attenzione compassionevole, scientifica e pastorale che la Chiesa può offrire.

Forse, invece di insegnare a identificare i segni della xenoglossia in un esorcismo, sarebbe più urgente organizzare convegni per comprendere i meccanismi del ritiro sociale e offrire a più Pastori gli strumenti per affrontare la sofferenza silenziosa dei giovani che hanno smesso di parlare, non per volere del demonio, ma per il peso schiacciante della realtà. Lì, nella solitudine e nella fragilità mentale dei nostri figli, risiede la vera battaglia spirituale della nostra epoca. Conto di partecipare a questo convegno, ci andrò portando con me tutti i pregiudizi che ho, vorrei bilanciare la scorrettezza che sto commettendo criticando un convegno che ancora deve tenersi e al quale non ho ancora partecipato. A ogni modo, vi farò sapere. 

 

Consiglio la lettura di questo articolo per un veloce approfondimento: Il Malleus Maleficarum


Consigli per la visione: Come vive un hikikomori: la storia di Alessandro



Native | 2025-11-17 10:00:00
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