La miseria umana non conosce limiti. Già è stato difficile comprendere come un uomo che ha giurato fedeltà alla Repubblica Italiana e si è impegnato a osservarne la Costituzione — la quale, all’articolo 12, non solo definisce l’aspetto della bandiera ma ne sancisce anche il valore simbolico e storico, legandolo indissolubilmente all’identità della Repubblica — possa aderire a un partito il cui fondatore, Umberto Bossi, nel 1997 affermava:
"Quando io vedo il tricolore mi incazzo", "Il tricolore lo uso soltanto per pulirmi il culo", "Con il tricolore ci si possono pulire il culo".
L’uomo in questione è Roberto Vannacci, oggi vicesegretario federale della Lega per Salvini Premier. Quando lui già faceva gli onori alla bandiera, e probabilmente la baciava, il suo "padre politico" ci si strofinava il deretano. Che immagine edificante.
Nei giorni scorsi, durante un comizio nel Foggiano, ha criticato l’aumento della spesa militare e la fornitura di armi all’Ucraina. Ha poi aggiunto: “Quali sono le persone che oggi vengono cresciute nelle nostre scuole? Con quali principali ideali? L’onore, la difesa della patria, la lealtà, lo sprezzo del pericolo, il coraggio? E chi, a fronte del riarmo e della minaccia russa, dovremmo mandare a morire al fronte?”
Non contento, ha rincarato la dose: “Mandiamo quelli del Gay Pride al fronte?”
E ancora: “Chi è pronto a questo sacrificio? Chi viene educato ancora con questi valori? È inutile spendere 800 miliardi se poi al fronte non ci va a combattere nessuno.” Ora, da militare di carriera con il grado di generale, è impensabile che Vannacci non sappia che la guerra moderna si combatte soprattutto con la tecnologia, non con uomini mandati a morire. Eppure, pur di affermare i suoi principi di estrema destra, sembra disposto a dire qualunque cosa, anche a scapito della sua stessa competenza ed esperienza.
Tornando al bisogno di risorse umane: indubbiamente lui ha combattuto — o dice di averlo fatto — per 10.000 euro al mese. Le “anime del Pride”, nel 95% dei casi, non sono disposte a farlo nemmeno per 20.000. Il restante 5%, che invece vorrebbe arruolarsi o lo è già — e lo dico con cognizione di causa, essendo stato un militare per 32 anni — viene quasi sempre discriminato.
Le idee di Vannacci sono la rappresentazione plastica della situazione attuale. Caro generale, tra le oltre 500.000 persone che l’hanno votata troverà certamente aitanti maschioni e anche donne — ovviamente rigorosamente eterosessuali — pronti a seguirla in combattimento, lautamente retribuiti. Come lei.
Vittorio Alfieri