Oltre 200 pozzi sono stati realizzati o riattivati e il 50% delle condutture riparate, per un surplus d’acqua pari a 3.300 litri al secondo. È quanto annuncia la task force regionale per fronteggiare la crisi idrica che sta colpendo duramente la Sicilia. A breve saranno anche attivati tre impianti di trattamento delle acque marine, con l’obiettivo di fronteggiare l’emergenza e garantire una distribuzione più regolare alle comunità in difficoltà.
A Porto Empedocle, dove arriveranno i primi moduli dei dissalatori, è in programma l’inizio delle attività entro la prossima settimana. I macchinari, giunti dalla Sardegna al porto di Palermo, verranno trasportati a destinazione nei territori di Agrigento e Nisseno tra lunedì e martedì. Intanto, a Gela, si accelera per la messa in funzione dell’impianto, mentre a Trapani la conclusione dei lavori è prevista per luglio.
Nel frattempo, si registrano importanti modifiche anche nelle modalità di scarico della salamoia residua. Il piano iniziale prevedeva un tubo lungo 750 metri per portare lo scarico a distanza dalle coste. Ma, a causa dei tempi di realizzazione incompatibili con l’emergenza in corso, sarà adottata una soluzione temporanea: il tubo sarà lungo 200 metri. La decisione, comunicano gli uffici regionali, è stata condivisa con le associazioni ambientaliste e ha già ottenuto il via libera della conferenza dei servizi.
In parallelo, prosegue il lavoro sugli altri fronti: a Palermo si sta intervenendo su diverse dighe, potenziando i prelievi da Fanaco e Scanzano, mentre a Siracusa e Ragusa si lavora sul potabilizzatore di San Leonardo. Particolarmente delicata la situazione nella zona etnea: a Catania, le interruzioni sono ancora molto frequenti.
Il governo regionale fa sapere che il ritmo degli interventi sarà ulteriormente potenziato, grazie a una cabina di regia istituita ad hoc presso la Presidenza della Regione. Obiettivo: fronteggiare l’emergenza prima che l’estate raggiunga il suo apice.